Dall'altra parte del vetro: scopriamo i nostri redattori di Radio Radicale
MELTING - POT é un programma che ha come scopo, di aprire una finestra di tipo politico e socio-culturale sul mondo africano, luogo di antiche tradizioni e di diaspore dalle origini lontane, ed a volte con conflitti mai risolti. Oltre a questo, l'attenzione sarà rivolta anche agli incontri internazionali, sulle tematiche e problematiche non solo africane, ma anche del mondo.
- Questa rubrica di Mohamed BA, sarà arricchita con documenti audio e video relativi a convegni o servizi, interviste, notizie di agenzie e quanto altro possa servire a contribuire alla conoscenza, alla Ri-conoscenza e alla difesa delle espressioni culturali- universali.
- Un augurio di buona navigazione, nel approfondire la ricerca, nei "meandri" della antropologia culturale africana e occidentale. Ed ai "profani" l'augurio di scoprire l'altra faccia del Metissaggio culturale-Universale.
LA GUERRE DES GRANDS LACS
Il 6 aprile 1994, l’aereo che trasportava il presidente rwandese (Ruanda) Juvénal Habyarimana e il suo omologo burundese, é abbattuto. La sparizione di Habyarimana provoca una onda di massacri. Più di ottocentomila – in maggioranza dei Tutsi- sono ammazzati dalle milizie Hutu interahamwe e le FAR (Forze armate rwandesi). Il Fronte patriottico (FP), la ribellione armata diretta da Paul Kagame’, prende così il potere a Kigali. Questa vittoria travolge la fuga all’incirca di un milione settecentomila Hutu che vanno a rifugiarsi in Zaire. Tra di loro, dei militari degli ex-Far e dei interahamwe, autori presunti del genocidio rwandese. Né l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, né le autorità di Kinshasa ne sono veramente implicati nel loro disarmo.
L’Est del Zaire diventa una polveriera. A partire dall’ottobre-novembre 1996, l’Alleanza delle forze democratiche per la liberazione del Congo-Zaire (AFDL), un movimento ribelle condotto da Laurent-Désiré-Kabila, sostenuto dal Rwanda l’Uganda e il Burundi, s’impadronisce di numerose città zairesi. I campi di rifugiati rwandesi sono smantellati. Numerosi dei loro abitanti saranno ammazzati dalle truppe dell’AFDL. Alcuni raggiungeranno il Rwanda, e altri, inquadrati dagli ex-Far e gli interahamwe, s’infosseranno nel Congo profondo. Il 17 maggio 1997, Laurent-Désiré Kabila prende il potere, dopo la fuga del Maresciallo Mobutu Sese Seko per il Marocco. La Repubblica democratica del Congo rinasce. Ma l’idillio con il Rwanda e l’Uganda non dura tanto. Nell’ Agosto 1998, le truppe del Rwanda e dell’Uganda , appoggiando dei movimenti ribelli congolesi, l’MLC e l’RDC (Assembramento congolese per la democrazia), invadono la RDC e tentano di rovesciare il regime. Aiutato dallo Zimbabwe e dell’Angola, Kabila prova di riprendere il controllo del paese. Invano.
La guerra prosegue. Il 16 gennaio 2001, Laurent Désiré Kabila é assassinato. Suo figlio, Joseph-Désiré Kabila, gli succede. Egli opta per la negoziazione . Così, degli accordi di pace sono firmati con il Rwanda (30 luglio 2002)- prevenendo il ritiro delle truppe rwandesi della RDC e lo smantellamento delle milizie interahamwe (fissato il 5 ottobre 2002)-, poi con l’Uganda (6 settembre 2002). Nel dicembre, un accordo globale ed inclusivo é firmato, in Sudafrica, tra congolesi; un governo di transizione é messo in piedi il 1° luglio 2003. Ma dei disordini persistono nel Nord-Kivu e nell’ Ituri. Attualmente, dei combattimenti oppongono le FARDC a certi elementi dell’RDC. Nessuno denuncia la “mano” rwandese dietro questi insorti . La guerra del 1998 ha fatto qualche tre- milioni di morti in RDC, trascinando numerosi spostamenti della popolazione, e si é tradotta in esazioni di tutti tipi. Essa si é accompagnata da un enorme saccheggio delle risorse minerari , denunciato in più riprese nei rapporti dell’ONU.
Alcune definizioni
“Banyamulenge” significa, in kinyarwanda ( lingua dei rwandesi), la gente (banya) della montagna (mulenge). Questo termine designa, all’origine, una piccola comunità di pastori tutsi impiantati nel corso del XIX° secolo sulle alte pianure del Sud-Kivu. La loro capitale é Minemwbe, situato nel sud-ovest d’Uvira, ai piedi del monte Mulenge (ove il loro nome). Essi conteranno tra centocinquantamila e duecentomila membri. Per molto tempo, sono apparsi come integrati nel loro ambiente locale. A partire dal 1977, il significato del termine si allarga, per designare i rifugiati rwandesi stabiliti nel Sud-Kivu. Nel 1996, i media zairesi utilizzeranno senza discernimento per parlare dell’insieme dei Tutsi presenti nel Kivu: Banyamulenge, Banyarwanda, Tutsi del Nord-Kivu, migranti economici degli anni trenta o cinquanta, rifugiati politici degli anni sessanta - novanta, vedere Tutsi Rwandesi.
“Banyarwanda” (la gente del Rwanda): termine generico che designa un’insieme di comunità hutu e tutsi che si sono insediate in successive ondate nel Kivu.
“Interahamwe: Quelli che lavorano insieme, nel Kinyarwanda. Milizia hutu al servizio del MRND (Movimento– rivoluzionario nazionale per lo sviluppo) partito del presidente Habyarimana.
LA RDC: UNA DIVERSITA’ DI COMUNITA’
La RDC, circa 60 milioni di abitanti, conta qualche quattrocentocinquanta etnie e tribù, raggruppati in cinque gruppi principali: I Pigmei , i Bantu, i Sudanesi, i nilotici e i Hamiti.
Il principale, i bantu, ripartiti sui due terzi del territorio, rappresenterebbe quasi la metà della popolazione. Essi possono anche essere raggruppati in quattro grandi insiemi etnico-culturali: I Bangala (Equatore e una del Nord-Bandundu); i Ba Kassai (due province del Kassai); i Bakongo (Bas-Congo e una parte del Bandundu); e i Baswahili (Katanga, Kivu e provincia orientale). Oltre il francese, lingua ufficiale, i congolesi utilizzano quattro lingue nazionali: il Kikongo (o muni Kutubà), parlato soprattutto nel Bas-Congo e il Bandundu, il tshiluba, diffusi nei due Kassai, lo Kiswahili, adoperato nell’Est, di Lubumbashi a Kisangani, e il Lingala, largamente parlato a Kinshasa ed in tutto il paese.
NB:La situazione nella sotto-regione é tutt'ora fragile.
RWANDA
RITORNO DEI GENOCIDARI
I principali responsabili del genocidio rwandese del 1994 potranno purgare nel loro paese il resto della pena di imprigionamento nella quale sono stati condannati. Nella fine del mese di febbraio, un accordo sarà concluso tra il tribunale penale internazionale per il Rwanda (TPIR), la cui sede é a Arusha, in Tanzania, e le autorità di Kigali per definire le modalità del loro trasferimento. Il TPIR apporterà un aiuto finanziario e logistico ai lavori di modernizzazione della prigione di Mpanga (nel centro del paese), che deve essere messa in conformità con le norme “onusiane”. Sei Stati hanno già firmato un contratto di questo tipo con il TPIR: IL Mali, lo Swaziland, il Benin, la Francia, la Svezia e l’Italia.
DARFUR
Valzer- esitazione
Il rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni-unite nel Darfur, pubblicato il 31 gennaio, fa stato di “crimini di guerre” e di “crimini contro l’umanità”, ma confuta “l’intenzione genocidaria”, almeno per quello che riguarda le autorità governative. In rivincita, la Casa bianca, tramite il suo porta voce Richard Boucher, persiste a qualificare i fatti di “genocidio” . Ma Washington rifiuta che i responsabili sudanesi siano tradotti davanti alla Corte penale internazionale, come lo raccomandano i cinque inquirenti della Commissione dell’ Onu. Gli Americani propongono che i crimini siano giudicati da un tribunale speciale diretto congiuntamente dalle Nazioni –unite e l’Unione africana, che sarebbe stabilito ad Arusha (Tanzania).